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Tasse per piscine interrate: come comportarsi?

La piscina in sé non comporta alcuna tassa, se non quelle derivate dalla costruzione della piscina intese come costi amministrativi dei permessi che vanno richiesti.

Può, invece, comportare un aumento delle tasse perché modifica la categoria catastale dell’abitazione, spostandola alla categoria A/1 “Abitazioni di tipo signorile”. Nel momento in cui si decide di acquistare una piscina interrata per la propria abitazione, spesso, se non sempre, ci si chiede se questo acquisto possa comportare degli incrementi da un punto di vista delle tasse da pagare.

Precisiamo subito che il semplice possesso di una piscina non comporta automaticamente un incremento delle imposte. La discriminante infatti, per quanto riguarda le imposte, è la categoria catastale di appartenenza dell’immobile; infatti le abitazioni accatastate come A/1, A/8 e A/9 rientrano nella categoria delle abitazioni di lusso e non possono usufruire di determinate agevolazioni fiscali.

I benefici fiscali riguardano l’agevolazione prima casa e l’esenzione IMU e Tasi sull’abitazione principale. L’acquisto di una piscina interrata quindi può portare eventualmente ad un cambio di categoria catastale e far riaccatastare l’immobile come categoria di lusso. Ma quando una piscina può far diventare un immobile di lusso? A dare una definizione delle abitazioni di lusso è il decreto del 2 Agosto 1969 a cura del Ministero dei Lavori Pubblici. Nel decreto, all’articolo 4, è chiaramente indicato come la presenza di una piscina di almeno 80 m2 sia considerata condizione sufficiente per considerare un immobile di lusso.

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Quando un’abitazione diventa di lusso

Le condizioni perché un’abitazione venga classificata come signorile sono chiaramente esposte nel decreto del 2 Agosto 1969 a cura del ministero dei lavori pubblici. Questo elenca una serie di condizioni sufficienti per cui un’abitazione venga considerata di lusso.

All’articolo 4 è chiaramente specificato che condizione sufficiente perché l’abitazione sia considerata di lusso (categoria catastale A/1) è che sia dotata di una piscina di almeno 80 m2. Importante notare che il decreto fa specifico riferimento ad abitazioni unifamiliari.

Importante anche notare che una abitazione di lusso non può al contempo rientrare nella categoria A/6, cioè edifici ad uso rurale, anche se ne rispetterebbe le altre specifiche.

Oltre a questa condizione che da sola è sufficiente per modificare la classificazione catastale facendola passare ad A/1 ve n’è un’altra che, in concorso con altre tre caratteristiche, diventa sufficiente per il passaggio. Il decreto, all’articolo 8, segnala chiaramente che sono da considerarsi abitazioni signorili le abitazioni che hanno almeno 4 caratteristiche della tabella del decreto, tra cui la presenza di una piscina di qualsiasi dimensione intesa come interrata.

La piscina va comunque accatastata, il che andrà inevitabilmente ad influire sulla rendita catastale dell’immobile, andando ad incidere sul conto dell’IMU o delle tasse sulla casa in generale. Questo aumento è comunque contenuto, difficile da determinare in quanto riguarda in buona parte i regolamenti comunali. Nel caso di piscina inferiore agli 80 m2, è considerata vano accessorio indiretto, conta per 1/4 di vano, l’eventuale aggravio catastale sarà molto ridotto. Nonostante le tasse siano sempre un argomento preoccupante, le condizioni per le quali potresti ritrovarti con una casa di lusso non sono così facili da realizzare.

Solitamente la dimensione massima per le piscine residenziali è 12 x 6 metri, ovvero 72 m2 e si tratta già di una piscina molto grande per un utilizzo privato. Se invece guardiamo alla seconda condizione, vediamo come è probabile che, se una casa viene considerata di lusso, lo sia anche senza la piscina, in quanto si tratta spesso di caratteristiche di pregio facilmente assommabili tra loro quanto difficilmente definibili.

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